Traccia Pastorale

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Traccia per l’Anno Pastorale 2015-2016

“La sollecitudine del pastore e la docilità del gregge”

Le Visite pastorali nella nostra Diocesi

Continuando il cammino

Dopo aver percorso insieme il triennio che attraverso tre icone bibliche ha orientato la riflessione delle nostre comunità sulla fede (I anno), sulla speranza (II anno) e sulla carità (III anno), in questo nuovo anno pastorale mi è sembrato opportuno coinvolgere tutte le comunità della nostra diocesi in un “esercizio di discernimento” alla luce del cammino fin qui percorso. Tale opportunità è suggerita dalla conclusione della Visita pastorale che ha coinvolto ciascuna parrocchia, ma con uno sguardo più ampio capace di raccoglierne i frutti, sia a livello vicariale che diocesano. Da più parti, infatti, è emersa l’esigenza di una verifica del nostro itinerario pastorale.

Per questo motivo ho ritenuto utile raccogliere in un’unica pubblicazione dal titolo Memoria fedeltà profezia1 le Lettere inviate alle singole comunità, introdotte dal contributo di un sociologo che offre una chiave di lettura e aiuta ad individuare alcuni aspetti che caratterizzano la nostra Chiesa diocesana2. In modo particolare, il sociologo, analizzando i testi, risponde a tre quesiti:

a) Come invitare ciascuna delle comunità parrocchiali di questa diocesi ad aprirsi al proprio territorio?

b) Come far crescere ciascuna delle comunità parrocchiali nella scelta mistagogica?

c) In quale direzione orientare le stesse comunità affinchè assolvano il loro delicato dovere educativo verso i giovani ed i ragazzi?

La pubblicazione viene consegnata ai sacerdoti, ai diaconi, alle parrocchie, alle comunità religiose. Inoltre, voglio sottolineare quanto ho già scritto nella Presentazione dei due volumi: “Lo scopo della pubblicazione è soprattutto quello di aiutare ciascuna comunità a fare memoria della Visita pastorale, sia per verificare il proprio cammino secondo le indicazioni suggerite dal Vescovo, sia per farlo con uno sguardo che, varcando i confini della Parrocchia, sappia leggere la propria storia nel contesto della vita pastorale dell’intera Diocesi”3.

Proprio perché si tratta di riprendere quanto già è stato offerto in questi anni, la finalità di questa Traccia non è quella di indicare un obiettivo, perché il progetto pastorale resta la scelta mistagogica, ma di dare alcune indicazioni per un discernimento fecondo su quanto abbiamo vissuto dal Sinodo diocesano ad oggi, lasciando come sempre che sia l’Anno liturgico a ritmare il nostro cammino.

Qual è il metodo che ha ispirato le Visite pastorali e le Lettere inviate alle singole comunità?

Il discernimento è l’operazione spirituale fondamentale, è la prima e la principale indicazione pastorale, che precede e illumina tutte le altre, in coerenza con la scelta mistagogica.

1. La struttura delle Lettere parte di qui: dall’ascolto del Signore e dei segni dei tempi.

Tutte le lettere partono dalla memoria e dalla riflessione sugli eventi liturgici e dai brani della Scrittura incontrati nei giorni della Visita pastorale: “E’ dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo”, ci ricorda il Concilio (Gaudium et Spes, 3

4). Aprirsi e obbedire al mistero (mistagogia), è aprirsi ai segni della presenza di Dio nella storia e aderirvi coscientemente e responsabilmente (discernimento). Questo non è possibile senza partire dalle concrete condizioni ecclesiali e sociali nelle quali si trovano le singole comunità parrocchiali.

2. Le considerazioni sulla vita della comunità aiutano a comprendere che la presenza di Dio è già nelle vicende della Chiesa e della società. La memoria della comunità in cui operiamo, del territorio in cui viviamo rimanda all’altra parola: fedeltà.

La fedeltà alla Parola, ai Sacramenti è la fonte della responsabilità di fronte alla storia. Il discernimento non si occupa di idee, né di persone astratte dal loro contesto, ma fa i conti con le realtà piccole o grandi, della parrocchia concreta, del territorio (persone, associazioni, gruppi, consiglio pastorale parrocchiale, consiglio per gli affari economici, scuole, industrie, istituzioni civili, malati, anziani, ecc.). Non si tratta ogni volta di ripartire “da zero”. Anche se il parroco cambia, col nuovo bisogna conservare una fedeltà creativa.

3. Le indicazioni pastorali orientano lo sguardo verso il futuro. La profezia in senso etimologico vuol dire che siamo portatori di una Parola che non è nostra e che dobbiamo coraggiosamente proporre, indicare, con uno sguardo di fede e di speranza capace di orientare, tra luci e ombre, la comunità parrocchiale nel territorio.

Il cammino mistagogico è un cammino di comunione, di riunificazione di fronte all’aggravarsi del rischio della frammentazione. La circolarità tra Liturgia Parola Carità è un modo per contrastare la frammentazione interiore, la frammentazione tra generazioni, la frammentazione fra ciò che è dentro la Chiesa e ciò che ne è fuori, la frammentazione tra idee e pratica.

La priorità che sopravanza tutte le altre è l’incontro settimanale comunitario. Operatori pastorali (catechisti, animatori liturgici, Caritas), gruppi, associazioni, movimenti, hanno ritmi di incontro e di lavoro che spesso contrastano con questa indicazione. Tutte le attività devono assumere ritmi meno intensi per cedere la priorità all’incontro settimanale comunitario. Il soggetto è la comunità intera. Il primato è nell’incontro che vede giovani e adulti operare un discernimento comune, capaci di superare il narcisismo del giovanilismo e il conservatorismo degli adulti. L’incontro settimanale comunitario non serve solo a preparare un rito, quello della Domenica, serve a far sì che sia quella Liturgia a guidare la lettura della nostra esperienza (personale e parrocchiale) e a far sì che, a sua volta, sia la nostra vita e i suoi nodi più importanti a divenire la “materia” della prossima liturgia domenicale.

Comprendiamo allora perché la Traccia per questo nuovo anno pastorale è legata sia ai tre tempi dell’Anno liturgico (Avvento-Natale, Quaresima-Pasqua, Tempo Ordinario), sia a tre pagine bibliche dell’evangelista Luca, contrassegnate dall’immagine del cammino che caratterizza la missione di Gesù e quella dei suoi discepoli: da e verso Gerusalemme, in sintonia con quanto ci sarà offerto dall’Anno giubilare della Misericordia.

A questi tre momenti saranno legate le tre parole del titolo della pubblicazione che raccoglie le Lettere pastorali: memoria fedeltà profezia. Non sono semplici riferimenti al passato, al presente e al futuro, ma un richiamo ancora una volta alla scelta mistagogica della nostra Chiesa diocesana, per vivere la celebrazione eucaristica domenicale in modo che la Parola di Dio e i gesti sacramentali possano suscitare una grata memoria, aiutare a vivere la fedeltà nel presente e a orientare con fiducia verso il futuro.

A. RISVEGLIARE LA MEMORIA

1. Avvento-Natale: Da Gerusalemme ad Emmaus e da Emmaus a Gerusalemme (Lc 24,13-34)

“La carità della memoria si attua non tanto facendo riferimento a quanto nella prassi pastorale si è realizzato, ma alla visione globale che ha accompagnato dal Sinodo Diocesano ad oggi la vita pastorale della nostra Chiesa locale”4.

4 Ib.,vol.I, p. 11. 4

B. VIVERE LA FEDELTÀ

2. Quaresima-Pasqua:“Da Gerusalemme a Gerico” (Lc 10,30-37)

“L’identità cristiana si trova, oggi particolarmente, di fronte alla tentazione di rendere marginale il riferimento al Signore Gesù. L’esperienza del Congresso eucaristico nazionale che abbiamo vissuto nel 2005 ci ha aiutato, con l’autorevole intervento di Benedetto XVI, a scoprire la domenica come giorno del Signore, della Chiesa, dell’uomo”5.

C. TESTIMONIARE LA PROFEZIA

3. Tempo Ordinario:“Da Gerusalemme a Gaza” (At 8,26-39)

“Certo, senso profetico significa anche senso critico, denuncia, vigilanza; ma non dobbiamo dimenticare che agli oracoli di giudizio, nei profeti si accompagnano sempre oracoli di Salvezza, di simpatia e di speranza”

 

 

 

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«La comunità evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha preso l’iniziativa, l’ha preceduta nell’amore, e per questo essa sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi. Vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericordia del Padre e la sua forza diffusiva» (Evangelii gaudium, 24).

Come ha scritto l’Arcivescovo, Mons. Francesco Cacucci, nella traccia pastorale “Rinascere all’Amore”: «Un modo concreto per realizzare questo impegno potrebbe essere quello di offrire alle nostre parrocchie e alla nostra città delle occasioni di dialogo per far emergere dubbi, incertezze o attese nei confronti della fede: occasioni che possono diventare vere e proprie opportunità.

Quest’anno, anno della Carità, vogliamo cercare di mettere a frutto il percorso già fatto, e provare a vivere con tutto l’amore possibile (Anno della Carità 2014/15) seguendo l’icona di Nicodemo ed il suo Shemà (con tutto il cuore, con tutta l’anima con tutte le forze).

Il percorso Diocesano s’incontra, in quello, con quello più vasto che ci sta conducendo verso il quinto Convegno Ecclesiale Nazionale (In Gesù Cristo il nuovo umanesimo). 

Pietà Bandini di Michelangelo

Basterà ricordare l’immagine scelta per l’invito a Firenze 2015: la Pietà Bandini di Michelangelo, custodita nel museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore, detta anche Popolarmente La pietà di Nicodemo.  L’imponente figura centrale di Nicodemo sembra proporre all’uomo la missione di “portare” Cristo il quale sembra “nascere” dal suo petto.

Il petto (tutto il cuore, l’anima, le forze) di Nicodemo, dunque, di nuovo al centro. L’Amore, la Carità al centro. Quell’amore che porterà Nicodemo a rinascere, a uscire dalle sue notti, quello stesso amore consentirà a questo autorevole membro del Sinedrio, in cui noi tutti siamo adombrati, di portare alla luce Cristo, facendolo rinascere non solo nel proprio petto, ma nel petto di tutti quelli che ancora sono nel buio dell’inverno.