Pentecoste – Anno C

Pentecoste – Anno C

“..Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, …” (At. 2,2)

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Il giorno di Pentecoste per gli apostoli è stato un salto qualitativo, quantico. Da un livello di superficie sono passati ad un livello interno, dall’esteriorità sono passati all’interiorità, dalla dipendenza sono passati all’autonomia e alla libertà. Parlavano una lingua che tutti capivano (2,8-11) perché erano entrati in contatto con il Dio dentro di sé. Prima Gesù era fuori: vi avevano vissuto insieme, avevano mangiato e parlato con lui. Ma adesso quel Gesù (Risorto) non era più fuori ma dentro (Spirito Santo), lo sentivano forte e chiaro, potente e presente. Mentre prima vivevano nella paura di perderlo adesso sapevano benissimo che nessuno glielo poteva più togliere. Perché ciò che è dentro di noi non ci può essere sottratto. Prima Gesù era fuori (il Gesù storico), adesso è dentro (lo Spirito Santo). Fu un passaggio che li sconvolse, che li rovesciò, che li mise in crisi. Le due immagini “rombo come di vento” (2,2) e “fuoco che si divideva” (2,3) indicano un passaggio potente, destabilizzante, anche terribile all’inizio, in ogni caso così forte che poi non sarai mai più come prima.
Il vento indica un passaggio di libertà e di decisione: il vento spazza via, purifica, scompiglia e sconvolge, è un uragano che si abbatte (rombo), che ti libera da paure e dalla dipendenza dagli altri. Il fuoco indica un salto di calore, di passione, un “essere preso”, toccato nell’unicità di ciascun soggetto (ogni lingua assume la sua forma su ogni soggetto che scende). Questo salto qualitativo ti ha portato dall’essere freddo, insipido, al bruciare, al trovare senso e passione. Questo contatto con Dio in te ti ha permesso di individuarti, di trovare la tua forma e la tua unicità.
Solo così avvengono i grandi passaggi della vita: se non c’è Spirito, se non c’è vento e fuoco, non si va da nessuna parte!; non si possono fare le grandi scelte, non si può andare in tutto il mondo.

14 maggio 2016, giuseppe-saponaro