II Domenica di Pasqua o della Divina Misericordia – “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto” (Gv. 20,29)

II Domenica di Pasqua o della Divina Misericordia – “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto” (Gv. 20,29)

Tommaso è il protettore che ci conviene, quello che ci rassomiglia per convincerci: Tommaso, l’incredulo; un vero “moderno” che crede solo a ciò che tocca, un uomo che non vuole illudersi. E’ una durezza che proviene da una terribile sofferenza. Tommaso ha sofferto molto per la passione di Gesù, può darsi che abbia rimpianto di non aver saputo morire con Lui. E’ il vero volto della nostra epoca: non si è mai creduto così poco, mai così atei, disperati e negativi come oggi. Mai tante persecuzioni verso i Cristiani!!! In nessun’altra epoca si è mai sofferto tanto di mancanza di fede. Soffrire di non amore è il segno del vero amore. Soffrire di non poter credere e sperare, credo sia la forma di fede dei nostri contemporanei. Una forma umile e tragica, macerante, ma tanto sincera. Tommaso aveva resistito agli apostoli, ma il Signore l’ha compreso: “Tommaso fa’ quello che vuoi…!” e l’incredulo, folgorato dalla dolcezza di Gesù, esplode: Mio Signore e mio Dio!” il primo a spingere così in alto la sua fede: nessuno aveva detto a Gesù: “Mio Dio!” Da questo  povero Tommaso, dubitante e violento, viene fuori il più bell’atto di fede del Vangelo.

Viviamo in un contesto in cui si moltiplicano le opinioni e la fede si fa sempre più rara! Ma forse noi, come Tommaso, siamo più pieni di fede di quel che pensiamo. Ebbene, soffrire di non credere è già credere, come soffrire di non amare è già amare.

Beato chi soffre della propria incredulità!

 

11 aprile 2015, giuseppe-saponaro